Negli ultimi anni le imprese hanno registrato una difficoltà crescente nella gestione dei rifiuti. Sono poi aumentati i costi di smaltimento rifiuti.

Tra l’altro, entro il 𝟮𝟭 𝗺𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 2022 le aziende devono presentare il MUD (Modello Unico di Dichiarazione ambientale). Un’altra scadenza è quella del 𝟯𝟬 𝗴𝗶𝘂𝗴𝗻𝗼: entro tale data le aziende potranno comunicare al proprio Comune modifiche/aggiornamenti delle 𝘀𝘂𝗽𝗲𝗿𝗳𝗶𝗰𝗶 atte a produrre rifiuti urbani. 

Quella che per anni è stata considerata una non-priorità nell’ambito dei costi aziendali è divenuta invece un’area su cui porre attenzione.

Che cos’è un rifiuto? Dal punto di vista normativo un rifiuto è “qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi”.

I rifiuti industriali sono invece i rifiuti derivanti da processi di fabbricazione, trasformazione, utilizzo, consumo, pulizia o manutenzione generati dall’attività industriale (legge n.ro 222 del 28 luglio 2011).

Ogni rifiuto è associato a un codice CER (acronimo di Codice Europeo dei Rifiuti): un codice numerico di sei cifre che identifica il tipo di rifiuto trattato.

Per ognuno di questi esiste un diverso sistema di smaltimento e lo smaltimento dei rifiuti speciali richiede l’adozione di specifici provvedimenti, al fine di ridurre al massimo i rischi per l’ambiente e per la salute umana.

Con l’entrata in vigore del D.Lgs 116/2020 è stata modificata la 𝗰𝗹𝗮𝘀𝘀𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗶 𝗿𝗶𝗳𝗶𝘂𝘁𝗶: è scomparsa la categoria dei rifiuti “assimilabili agli urbani” e sono cambiate quindi le modalità di contabilizzazione.

Per le aziende ridurre la produzione di rifiuti significa sprecare meno materie prime, ma ogni produzione ha un livello connaturato di produzione di rifiuti, sotto il quale non si riesce a scendere. Ne deriva che l’azienda deve sostenere i costi di gestione e trattamento dei rifiuti prodotti.

Per citare qualche numero, l’attività industriale genera il 29,8% del totale dei rifiuti, seguita a ruota dall’edilizia, che rappresenta il 27,8%.

Ci sono industrie che, in generale, producono più rifiuti di altre. L’industria chimica è al primo posto, in particolare genera un terzo dei rifiuti pericolosi totali. In questa classifica, il secondo posto è occupato dall’industria automobilistica, poi dalla metallurgia, seguita dalle industrie della carta e alimentari.

In base alla Direttiva quadro sui rifiuti (Direttiva 2008/98/CE), devono essere seguite e le politiche di prevenzione e gestione dei rifiuti:

  1. prevenzione
  2. preparazione per il riutilizzo
  3. riciclaggio (compreso il compostaggio)
  4. altri tipi di recupero (ad esempio, recupero energetico)
  5. infine, l’eliminazione.

Risparmiare sullo smaltimento dei rifiuti pericolosi grazie agli assorbenti

I prodotti chimici rientrano tra i rifiuti speciali: molti di essi sono sotto forma liquida. Per risparmiare sullo smaltimento di questi rifiuti, ricorrere a specifici prodotti assorbenti costituisce una soluzione vantaggiosa. Gli assorbitori in fibra di polipropilene, nelle loro diverse versioni (panni, rotoli, salsicciotti e cuscini) non solo assorbono in tempi brevi una grande quantità di liquido ma sono anche perfettamente resistenti e non causano gocciolamento durante le operazioni di rimozione. Poiché sono molto leggeri ma assorbendo grandi quantità di liquido, rappresenteranno solo una piccola parte del rifiuto finale, abbassando così i costi totali di smaltimento (liquido assorbito più assorbitore adoperato).

Aumentare la raccolta selettiva e gestire lo stoccaggio

Implementare la raccolta selettiva consentirà di inviare più rifiuti per il riciclaggio (il che significa meno costi di gestione o anche entrate extra) e meno smaltimento o trattamento (più costoso).

Lo stoccaggio dei rifiuti, in attesa di essere prelevati per lo smaltimento o il riciclo, è un’attività che deve rispondere a regole precise: lo stoccaggio non autorizzato espone al rischio di illecito amministrativo. In base al tipo di rifiuti, e alle norme che ne regolano lo stoccaggio, devono essere adibiti spazi idonei e occorre stimare la frequenza di ritiro da parte dello smaltitore.

Risparmiare sul trasporto dei rifiuti

Il trasporto dei rifiuti verso il luogo di smaltimento per molte aziende rappresenta un’importante voce di costo. In taluni casi, tuttavia, è possibile trasportare i rifiuti senza ricorrere a una ditta esterna, risparmiando così su questa spesa. Questa operazione, definita per legge “Trasporto conto proprio” è disciplinata dall’art.212 D. Lgs.152/2006, che illustra le modalità di iscrizione all’Albo per l’attività di trasporto dei propri rifiuti autoprodotti. All’Albo si possono iscrivere dunque i produttori iniziali di rifiuti non pericolosi e pericolosi che ne effettuano la raccolta e il trasporto (nel caso dei rifiuti pericolosi il limite è di 30 Kg o 30 litri al giorno). Trasportare i rifiuti per conto proprio può essere una soluzione per le piccole aziende o per le realtà artigianali, ma certamente non si può applicare alla grande impresa.

Studiare attentamente la normativa vigente in materia di smaltimento dei rifiuti è dunque molto importante al fine di ridurre il costo dello smaltimento dei rifiuti speciali, perché permette di optare per le soluzioni più adatte alle proprie esigenze, diminuendo le spese senza influire sulla qualità del processo.

Risparmiare sul servizio di trasporto e smaltimento

Per l’ottimizzazione dei costi di trasporto e smaltimento è necessario conoscere:

  • la specifica normativa
  • le specializzazioni (CER)
  • l’ubicazione (spese di trasporto) dei player rappresentativi nello specifico settore (smaltitori e impianti di smaltimento).

L’intervento di riduzione dei costi agisce su due direttrici:

  • le condizioni economiche: sulla base delle condizioni di mercato per le stesse tipologie di CER smaltiti, uno specialista sarà in grado di indicare le possibili ottimizzazioni dei costi di smaltimento, trasporto, noleggi e analisi. Nel confronto occorre appurare che i consumi siano assimilabili
  • le condizioni operative: possibile ottimizzazione e razionalizzazione delle attuali procedure gestionali, delle modalità e frequenze di smaltimento dei rifiuti, considerate le peculiarità produttive, logistiche e strutturali dell’azienda. Vi sarà poi l’indicazione delle opportune revisioni gestionali (aree di stoccaggio, dotazioni in comodato d’uso, …) e contrattali funzionali alla riduzione della spesa nel rispetto della specifica normativa.

La TARI e come ridurla

La TARI è il tributo istituito per il servizio relativo alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti urbani e dei rifiuti speciali assimilati, entrata in vigore con la legge di stabilità 2014.

La Tassa Smaltimento Rifiuti ha avuto negli anni un’evoluzione normativa che ne ha modificato profondamente l’applicazione: da TARSU a TIA (2012), da TIA a TARES (2013) e da TARES a TARI (2014), l’attuale normativa in vigore.

Tale evoluzione ha modificato le modalità di calcolo della Tassa Rifiuti, incluse le categorie tariffarie e l’introduzione di nuove agevolazioni tariffarie.

Alla normativa nazionale si affianca la gestione del tributo da parte di ogni Comune, con specifici regolamenti comunali che ne disciplinano l’applicazione e il sistema tariffario.

Considerata la complessità del contesto normativo, è importante verificare che la tassa versata all’Ente gestore del tributo sia allineata alla normativa di riferimento, al regolamento comunale ed alle peculiarità strutturali ed operative. La gestione della corretta applicazione è spesso risultata un problema per le aziende. In caso di riscontrata non corretta applicazione è possibile chiedere il rimborso di quanto versato in eccedenza negli ultimi 5 anni.

Per verificare la correttezza del calcolo e individuare le potenzialità di risparmio conviene avvalersi di un supporto specialistico, sviluppato nei seguenti passaggi:

  • Valutazioni sulla congruità della Tassa Rifiuti indicata nella cartella, considerati:
    • la specifica normativa nazionale
    • il regolamento comunale
    • le peculiarità strutturali e operative aziendali.
  • Quantificazione dell’adeguato importo della TARI: sono possibili riduzioni a seguito della corretta applicazione di quanto previsto da normativa e regolamento in riferimento a:
    • superfici tassabili
    • categorie tariffarie
    • peculiarità aziendali nella gestione dei rifiuti.
  • Revisione della tassa per l’anno in corso e successivi
  • Recupero di maggiori oneri sostenuti nel pregresso a seguito della non corretta applicazione

Solo osservando tutti i passaggi è possibile il conseguimento del risparmio ricorrente, dopo l’esito favorevole delle richieste revisionali e di rimborso.

Per informazioni sulla riduzione dei costi di smaltimento dei rifiuti e della TARI scrivi a info@smartvco.com, indicando il codice “W01”