La propensione alla ricerca della massima efficienza, dettata dall’ambiente sempre più competitivo, è denominatore comune, da lungo tempo, delle imprese di successo.

Ora il tema è diverso: occorre esprimere in concreto la capacità di assorbire l’impatto pandemico, in un contesto caratterizzato da grandi incertezze e da epocali cambiamenti (dei metodi di lavoro, delle abitudini, dell’orientamento al consumo).

Incrementare l’efficienza della gestione, ridurre i costi (senza penalizzare il funzionamento e la qualità delle proprie prestazioni), ottimizzare e rafforzare il proprio cash-flow, valutare con attenzione il mercato di riferimento (per ricercare spazi di posizionamento) appartengono al normale approccio per ottenere “vantaggi competitivi” e “migliorare il posizionamento sul mercato”. È una vision perfetta e funzionale, ma riferita ad un recente passato, del tutto facoltativa fintantoché assenti i devastanti effetti della pandemia.

Cambiare le strategie e ripensare l’azienda sono oggi scelte obbligate per guadare le acque limacciose della crisi (pandemica), garantire la propria permanenza nel mercato e la presenza al momento della ripartenza, determinando le condizioni indispensabili per poter riconquistare, di conseguenza, il giusto posto per partecipare a ciò che è stato definito, da molti, come Nuovo Rinascimento Economico.

Tuttavia, l’ottimismo che potrebbe animare questo cammino deve necessariamente essere contestualizzato nel tessuto economico italiano, composto per lo più da PMI, con ben precise peculiarità:

  • presenza di risorse abitualmente orientate alla gestione del day-by-day e deficitarie di quelle strutture tipiche delle multinazionali che possono creare task force dedicate allo studio di nuove strategie e alla loro attuazione;
  • naturale propensione a non accogliere il “nuovo”, i cambiamenti, ad abbandonare il motto “abbiamo sempre fatto così”.

Il contributo

Affianchiamo le imprese in questo momento delicato, investendo risorse, condividendo con le imprese stesse il risultato dell’intervento, contribuendo, di conseguenza, al superamento delle difficoltà imposte dalla pandemia. Naturale domandarsi, per quale motivo? Il motivo è semplice: contribuire al benessere di chi compone l’ecosistema economico è il tema centrale per salvaguardare il proprio mercato e, in definitiva, il mercato di ogni operatore, a vantaggio di tutti, nessuno escluso.

Sono state sviluppate plurime esperienze e capacità di analisi che consentono di individuare obiettivi concreti e relative aree di intervento, di progettare efficaci azioni di cambiamento, evitando qualunque approccio demagogico, colmando quel deficit di risorse che impedisce la gestione del cambiamento.

Sul punto, tuttavia, è indispensabile la chiarezza: eseguiti gli “esami di routine”, elaborata la “diagnosi” e individuata la “cura”, la collaborazione dell’impresa è imprescindibile. Nonostante si punti alla totale condivisione tanto della “diagnosi” quanto della “cura”, la sua assunzione dipende strettamente dalla disponibilità dell’imprenditore e del management. L’assistenza fornita sul punto è totale ma inefficace in assenza di una piena collaborazione dell’assistito.

L’intervento prevede fasi ben precise:

  1. conoscenza dell’azienda, del suo mercato di riferimento e della sua impostazione organizzativa;
  2. predisposizione di un quadro economico d’insieme, attraverso i dati di bilancio (al fine di eliminare qualunque valutazione soggettiva o “sensitiva”), per individuare le aree di maggiore interesse e, di conseguenza, quelle sulle quali le azioni possono produrre i migliori risultati di efficientamento;
  3. predisposizione di un quadro finanziario-patrimoniale, anche in tal caso attraverso i valori di bilancio, per stabilire eventuali squilibri e stabilire le azioni utili alla loro eliminazione o riduzione.

Dalle fasi sopra descritte si possono delineare le azioni di intervento con indicazione dei risultati perseguibili, fornendo all’imprenditore e al management una raodmap ben precisa per il raggiungimento degli obiettivi esposti.

Essendovi stretta connessione, particolare attenzione è dedicata anche al quadro delle scelte strategiche d’insieme, provvedendo ad una valutazione, seppure per sommi capi, dei prodotti, della capacità di penetrazione di mercato, delle modalità di approccio al mercato stesso. Lo scopo è comprendere se, nel “nuovo” contesto (originato dalla pandemia), sia auspicabile l’adozione di cambiamenti operativi o scelte più profonde o, più semplicemente, confermare l’assetto.

È profonda la convinzione, sulla base dell’esperienza maturata, della necessità di adattare il “corpo” dell’impresa all’ambiente circostante. Appartiene al normale processo evolutivo.

L’elemento di novità, che stiamo ora vivendo, è dato dalla repentinità con la quale l’habitat nel quale operano le imprese si è modificato.

I cambiamenti, in passato, sono avvenuti con relativa lentezza e progressione, concedendo alle imprese il tempo necessario per evolversi e, soprattutto, organizzarsi. Più recentemente i cambiamenti hanno subito un’accelerazione, imponendo un cambio di ritmo all’evoluzione, ma rendendolo sostanzialmente sostenibile.

Oggi le imprese sono chiamate a trasformarsi in tempi strettissimi a causa, appunto, del repentino cambiamento imposto dalla pandemia, con il suo impatto sulla salute, sui consumi, sull’orientamento del mercato (spesso non dettato da scelte razionali ma basate sull’emozione).

Se fino a ieri la capacità evolutiva era l’elemento caratterizzante l’impresa di successo, oggi l’adattamento darwiniano – in “tempo zero” – rappresenta l’unica concreta risposta per garantirsi la sopravvivenza e la presenza in futuro, un futuro che, inevitabilmente, sarà caratterizzato dalla ripresa come sempre accade dopo un periodo di recessione.

Perdere questo appuntamento futuro significherebbe rinunciare ad una opportunità.

La proposta

Investire sul futuro collettivo, mettendosi in gioco, per garantire l’accesso alle Imprese a cambiamenti, innovazioni e investimenti che, soprattutto in questo particolare momento, non devono pesare né sul conto economico, né sui flussi di cassa. La remunerazione dei servizi resi deve essere una conseguenza del lavoro svolto, per questo, parte del beneficio derivante dalle azioni poste in essere rappresenterà il corrispettivo dell’attività prestata.

  1. Alla sottoscrizione della lettera di incarico, per le attività di analisi, non è previsto alcun addebito.
  2. Conclusa la fase 1, saranno individuate le aree di intervento e quantificati gli obiettivi di contenimento di costo e di miglioramento dei flussi di cassa. Nel caso in cui i macro-obiettivi fossero condivisi, sarà formulata una proposta di incarico a success fee, permettendo al cliente di sostenere un costo commisurato al beneficio ottenibile.
  3. Alla sottoscrizione della proposta di cui sopra, sarà illustrato il piano dettagliato di intervento, con evidenza dei target esatti di riferimento, dei tempi di realizzazione e, anche, delle figure aziendali coinvolte.
  4. In fase di attuazione del piano di intervento deve essere garantita la disponibilità dell’imprenditore e del management a seguire le linee guida preventivamente approvate. Tutte le interlocuzioni con gli stakeholders saranno curate dall’impresa, affiancata dal team di professionisti.
  5. Con la periodicità indicata nel piano di intervento si misurano i risultati:
    1. sul versante economico, tramite la riduzione dei costi;
    1. sul fronte finanziario, con evidenza dell’evoluzione dei flussi di cassa.

Gli strumenti necessari per attuare il controllo dei risultati saranno messi a disposizione dal team e alimentati con le informazioni fornite dall’impresa.

Ove ne ricorrano le condizioni, potranno essere realizzate analisi e studi mirati a individuare la possibilità di attuare azioni che possano permettere all’azienda di migliorare il proprio impatto ambientale, contribuendo alla realizzazione di una economia sostenibile.

Come posso saperne di più? Per richiedere un check-up gratuito, invia una mail a info@smartvco.com, indicando il codice “C01”.