La gestione dei rifiuti è sempre più onerosa in termini di adempimenti burocratici e operativi, costi di smaltimento e tassazione.

Nei primi sei mesi dell’anno sono fino a 16 gli adempimenti connessi (alcuni dipendono dalla tipologia di rifiuti generata): dalle dichiarazioni periodiche PolieCo e Conai alle denunce dei pozzi e al pagamento dei relativi canoni, dalla presentazione del Modello Unico Dichiarazione Ambientale (MUD) alla Comunicazione TARI per l’uscita dal servizio pubblico per l’anno successivo, solo per citare alcuni esempi.

Che cosa sono i rifiuti? Dal punto di vista normativo, un rifiuto è “qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi”.

I rifiuti industriali, nello specifico, sono i rifiuti che derivano da processi di fabbricazione, trasformazione, utilizzo, consumo, pulizia o manutenzione generati dall’attività industriale (legge n.ro 222 del 28 luglio 2011): a causa della loro natura pericolosa o inquinante, non possono essere smaltiti insieme ai rifiuti domestici.

Ad ogni tipo di rifiuto è associato un codice CER (dal Codice Europeo dei Rifiuti): un codice numerico di sei cifre che identifica il tipo di rifiuto trattato.

Per ognuno di questi esiste un diverso sistema di smaltimento e lo smaltimento dei rifiuti speciali richiede l’adozione di specifici provvedimenti, per ridurre al massimo i rischi ambientali e per la salute umana.

Con l’entrata in vigore del D.Lgs 116/2020 è stata modificata la 𝗰𝗹𝗮𝘀𝘀𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗶 𝗿𝗶𝗳𝗶𝘂𝘁𝗶: è scomparsa la categoria dei rifiuti “assimilabili agli urbani” e sono mutate di conseguenza le modalità di contabilizzazione.

Per le aziende ridurre la produzione di rifiuti significa sprecare meno materie prime, ma ogni produzione ha un livello minimo connaturato di produzione di rifiuti. Ne deriva che l’azienda deve sostenere i costi di gestione e trattamento dei rifiuti prodotti.

Per citare qualche numero, l’attività industriale genera il 29,8% del totale dei rifiuti, seguita a ruota dall’edilizia, che rappresenta il 27,8%.

Ma non tutte le industrie sono uguali: alcune producono più rifiuti di altre. L’industria chimica occupa la prima posizione e genera un terzo dei rifiuti pericolosi totali. In questa classifica, il secondo posto è occupato dall’industria automobilistica, poi dalla metallurgia, seguita dalle industrie della carta e alimentari.

In base alla Direttiva quadro sui rifiuti (Direttiva 2008/98/CE), le aziende devono attuare politiche di prevenzione e gestione dei rifiuti:

  1. prevenzione
  2. preparazione per il riutilizzo
  3. riciclaggio (compreso il compostaggio)
  4. altri tipi di recupero (ad esempio, recupero energetico)
  5. infine, l’eliminazione.

 

Risparmiare sul servizio di trasporto e smaltimento

Per l’ottimizzazione dei costi di trasporto e smaltimento è necessario conoscere:

  • la specifica normativa
  • le specializzazioni (CER)
  • l’ubicazione (spese di trasporto) dei player rappresentativi nello specifico settore (smaltitori e impianti di smaltimento).

L’intervento di riduzione dei costi agisce su due aspetti:

  • le condizioni economiche: sulla base delle condizioni di mercato per le stesse tipologie di CER smaltiti, uno specialista sarà in grado di indicare le possibili ottimizzazioni dei costi di smaltimento, trasporto, noleggi e analisi. Nel confronto occorre appurare che i consumi siano assimilabili
  • le condizioni operative: possibile ottimizzazione e razionalizzazione delle procedure gestionali, delle modalità e frequenze di smaltimento dei rifiuti.

In un lavoro di ottimizzazione ben eseguito vi sarà poi l’indicazione delle opportune revisioni gestionali (aree di stoccaggio, dotazioni in comodato d’uso, …) e contrattuali funzionali alla riduzione della spesa nel rispetto della specifica normativa.

 

TARI: come ridurla

La TARI, il tributo istituito per il servizio relativo alla raccolta e allo smaltimento dei rifiuti urbani e dei rifiuti speciali assimilati, è entrata in vigore con la legge di stabilità 2014. La Tassa Smaltimento Rifiuti ha avuto negli anni un’evoluzione normativa che ne ha modificato profondamente l’applicazione: da TARSU a TIA (2012), da TIA a TARES (2013) e da TARES a TARI (2014), l’attuale normativa vigente. Tale evoluzione ha modificato le modalità di calcolo della Tassa Rifiuti, incluse le categorie tariffarie e l’introduzione di nuove agevolazioni tariffarie. Alla normativa nazionale si affianca poi la gestione del tributo da parte di ogni Comune, con specifici regolamenti comunali che ne disciplinano l’applicazione e il sistema tariffario.

Considerata la complessità del contesto normativo, è importante verificare che la tassa versata all’Ente gestore del tributo sia allineata alla normativa di riferimento, al regolamento comunale e alle peculiarità strutturali ed operative: la gestione della corretta applicazione è spesso risultata un problema per le aziende. In caso si riscontri una non corretta applicazione, è possibile chiedere il rimborso di quanto versato in eccedenza negli ultimi 5 anni.

Per verificare la correttezza del calcolo e individuare le potenzialità di risparmio conviene avvalersi di un supporto specialistico, sviluppato nei seguenti passaggi:

  • valutazione sulla congruità della Tassa Rifiuti indicata nella cartella, considerati:
    • la specifica normativa nazionale
    • il regolamento comunale
    • le peculiarità strutturali e operative aziendali.
  • quantificazione dell’adeguato importo della TARI: sono possibili riduzioni a seguito della corretta applicazione di quanto previsto da normativa e regolamento in riferimento a:
    • superfici tassabili
    • categorie tariffarie
    • peculiarità aziendali nella gestione dei rifiuti.
  • Revisione della tassa per l’anno in corso e i successivi
  • Recupero di maggiori oneri sostenuti nel pregresso a seguito della non corretta applicazione.

Solo osservando tutti i passaggi è possibile il conseguimento del risparmio ricorrente, dopo l’esito favorevole delle richieste revisionali e di rimborso.

 

Scrap sales

In molte produzioni industriali residuano dei materiali di scarto che possono essere venduti a ditte specializzate nel recupero e riciclo degli scarti industriali, andando così a ridurre l’impatto della gestione dei rifiuti. Un tipico esempio è costituito dagli scarti e dagli sfridi di lavorazione di metalli quale alluminio e rame.  Prende il nome di alluminio secondario, ad esempio, quello prodotto per rifusione da rottame, in gran parte lattine. Il rame è un prodotto che viene riciclato molto spesso, infatti il 40% della domanda viene coperta mediante l’uso di rame riciclato. Un riciclo che può essere all’infinito: tant’è che i due terzi del quantitativo di rame prodotto dal 1900 a oggi è ancora in uso produttivo.

In un progetto di cost reduction sui rifiuti si punta anche a massimizzare i proventi delle scrap sales.

 

Per informazioni sulla riduzione dei costi di smaltimento dei rifiuti e della TARI scrivi a info@smartvco.com, indicando il codice “W02”

 

 

 

UNSPSC: 81171600