30 Gennaio 2023
Costi no-core: ridurre i costi dei buoni pasto
Alternativo alla mensa aziendale, il buono pasto (o servizio sostitutivo di mensa) viene erogato dall’azienda ai propri dipendenti per la pausa pranzo: è da sempre uno dei benefit aziendali più amati dagli italiani, sia per mangiare in esercizi convenzionati che per fare la spesa. Ad oggi oltre il 40% dei lavoratori utilizza questo benefit.
Dove si possono utilizzare i ticket restaurant? In Italia ci sono oltre 150.000 punti vendita convenzionati che accettano i buoni pasto:
- oltre 55.000 bar, pub, take-away e caffetterie
- oltre 50.000 ristoranti, trattorie, pizzerie e agriturismi
- più di 40.000 negozi di alimentari, gastronomie e supermercati con tutti i retailer più diffusi sul suolo nazionale e i migliori marchi.
Il trend recente mostra una crescente diffusione dei buoni pasto elettronici anche in sostituzione dei buoni pasto cartacei.
La funzione è la medesima, ma ci sono delle piccole e tuttavia sostanziali differenze. Il buono pasto elettronico garantisce più vantaggi, oltre ad essere più “green” per via dell’ovvia assenza di carta: l’azienda sostiene un costo minore e il dipendente gode di vantaggi maggiori, dato che la soglia di esenzione è maggiore.
I buoni pasto elettronici poi consentono la tracciabilità dell’utilizzo degli stessi, elaborazioni statistiche e possono essere usufruiti anche tramite applicazione, digitalizzando completamente il processo di pagamento e di archiviazione dei ticket.
In questo contesto, come intervenire per ridurre i costi senza diminuire la soddisfazione dei dipendenti?
Occorre procedere con un intervento revisionale:
• L’obiettivo è ottenere il miglioramento dello sconto base
• Nell’analisi il possibile miglioramento dello sconto viene verificato e ottenuto tramite verifica di quanto applicato dai principali fornitori del settore a clienti con simili quantitativi annui e valore nominale del buono.
Quale miglioramento siamo in grado di portarti? Un risparmio medio del 7,5%.
Buono pasto e smart working
Secondo la pronuncia di diversi tribunali e della Corte di Cassazione, il buono pasto non è da considerare come retribuzione per il dipendente, circostanze che lo esclude dall’ambito del Decreto Legislativo 81/2017, il quale ha normato lo smart working o lavoro agile per la prima volta in Italia. Il decreto, infatti, prevede che la retribuzione ed eventuali benefit debbano restare invariati.
Tutto dipende da come i buoni pasto sono contrattualizzati: nel caso facciano parte del contratto collettivo o individuale, possono essere revocati solo attraverso un nuovo accordo che, in certi casi, dovrebbe essere mediato dalle parti sindacali.
Nel caso, invece, si tratti di un’erogazione autonoma e volontaria da parte del datore di lavoro, i voucher possono essere revocati nel caso si scelga di lavorare da casa. La ratio riguarda l’organizzazione del tempo: secondo i legislatori e le successive interpretazioni giudiziarie il dipendente in smart working può organizzare autonomamente il tempo. Non avrebbe dunque bisogno di compensazioni per la pausa pranzo ridotta o assente. Questa è la motivazione fornita, ad esempio, anche dalle pubbliche amministrazioni.
Per informazioni su come avviare un progetto di cost reduction sui buoni pasto, scrivi a info@smartvco.com, indicando il codice “B01”
UNSPSC: 24120000