12 Febbraio 2019
Come cambia la supply chain nella moda
In passato, le tecnologie venivano principalmente impiegate per massimizzare l’efficienza.
Oggi, invece, le imprese riconoscono che la qualità del prodotto e ancor di più il servizio al cliente fanno la differenza anche come vantaggio competitivo.
Senza trascurare il controllo dei costi.
Entriamo un po’ nei dettagli.
L’evoluzione della Supply chain nell’industria Fashion
La tradizionale supply chain si basa su modelli di produzione basati su previsioni della domanda finale, economie di scala e produzione di massa. Questo modello è unidirezionale e sequenziale. Mentre l’attività principale è svolta dai designer che creano le collezioni, ogni altra attività dell’azienda cerca di ottimizzare ogni processo facendo riferimento alle previsioni basate sulle vendite della passata stagione e da ricerche di mercato. L’intero processo – dalla creazione al
negozio – dura in media poco più di un anno.
Inoltre, la globalizzazione ha permesso alle imprese di produrre in Asia o in altri luoghi off-shore di produzione a basso costo. Il risultato sono sì costi operativi bassi, ma tempi di consegna più lunghi. Una nave da carico può impiegare fino a due mesi dalla Cina all’Europa. Di conseguenza, le imprese devono ottimizzare e gestire gli incoterms, i tassi di cambio e “scommettere” sulla probabile domanda finale. Se i negozi non vendono, la giacenza di magazzino aumenta, il marketing sarà costretto a spendere di più
in promozioni e i margini diminuiranno e, forse, la percezione del marchio ne verrà influenzata negativamente.
Oggigiorno, la supply chain è totalmente cambiata in una piattaforma, non più unidirezionale o sequenziale. L’industria della moda si è evoluta e gli esempi migliori sono, ad esempio: dalla tintura del filato alla tintura del capo (Benetton), la personalizzazione dei prodotti (Nike), le collezioni “capsule” (H&M) e, naturalmente, la rivoluzione della supply chain con il fast-fashion (Zara). Infine, oggi i marchi possono progettare attraverso il crowdsourcing(1) (Nike e H&M).
Il futuro-già oggi della Supply Chain
La moda è diventata un settore estremamente competitivo – soprattutto per la velocità con cui cambiano le tendenze – ma le dimensioni o la cultura aziendale contano poco: quello che conta veramente è ridurre i tempi, accorciando la linea temporale tra l’ideazione del prodotto e il mercato.
Per molte imprese ancora oggi il modello di sviluppo del prodotto è troppo lento. Mentre la maggior parte degli imprenditori è consapevole di questa necessità, la differenza dei modelli adottati consente alle imprese più all’avanguardia di reagire alla domanda di mercato in poche settimane rispetto a una media di settore di circa 40 settimane.
Perché la velocità è necessaria?
In primo luogo, perché il Customer Journey(2) non è più lineare come in passato, ma continuo e dinamico. Rispetto al passato, oggi i consumatori hanno maggiori possibilità di raccogliere informazioni prima di effettuare un acquisto: ricerca in Internet, negli e-Commerce o direttamente in negozio.
Questo bisogno di velocità è anche in parte guidato dai social media che fanno conoscere le tendenze della moda a più consumatori a un ritmo più veloce rispetto al passato. Inoltre, i leader di settore stanno anche spingendo verso l’alto gli standard poiché l’analisi e le informazioni sui clienti consentono loro di soddisfare meglio le esigenze dei clienti e migliorare la capacità di risposta. Ma velocità e flessibilità portano nuove sfide. Accorciare i tempi di consegna richiede importanti modifiche al tradizionale modello di business e alla configurazione della supply chain, con il cliente come
principale motore di progettazione, produzione e promozione delle vendite.
Va messo in rilievo che le imprese “vincenti” hanno non solo compreso profondamente il cambio di paradigma del settore – da fast fashion a fashion-on-demand fino a test-and-learn – riducendo significativamente il time to market, ma soprattutto hanno saputo comprendere che non tutti i prodotti richiedono una supply chain veloce.
Le aziende di moda all’avanguardia hanno suddiviso le collezioni in segmenti della supply chain in base alla tipologia di prodotto e alle previsioni di vendita. Dal
ciclo di vita più lungo per le collezioni continuative a cicli più brevi per le collezioni di stagione fino a cicli rapidi per i nuovi prodotti.
I quattro pilastri di Industry 4.0 sono:
1) la realtà aumentata, che aiuta le aziende a evitare errori consentendo loro di gestire l’inventario in tempo reale;
2) produzione additiva come la stampa 3-D e la robotica che consente alle aziende di produrre più velocemente;
3) Big Data, come Internet of Things che consente la centralizzazione e archiviazione dei dati;
4) l’analisi dei dati, in cui le aziende possono anticipare tendenze e roadblock.
Questi pilastri saranno di valore inestimabile nel prossimo futuro per aumentare la velocità del time-to-market, la precisione nelle previsioni di vendita, la produttività, nonché diminuire i costi nella qualità del prodotto fino alla riduzione significativa delle rimanenze finali.
Per ottenere questi obiettivi, sempre più le aziende eccellenti si affidano al supporto specialistico esterno, per allinearsi alle best practices di settore e realizzare concretamente il miglioramento continuo.
Quale trade-off tra servizio e costo?
La digitalizzazione o automazione della supply chain è la soluzione per le imprese del fashion che vogliono mantenere o guadagnare posizioni rilevanti nel mercato.
Se realizzata con successo, nell’ambito di un’organizzazione/processo agile, la digitalizzazione aumenterà tanto la capacità di competere, quanto di servire al meglio i clienti che richiedono prodotti in tempi sempre più veloci e più esclusivi.
Non solo: le imprese che hanno già saputo trasformarsi, vedono la supply chain agile non più come centro di costo, ma come driver delle vendite creando al contempo più valore per l’Impresa.
Per un check-up gratuito, contatta Smart VCO, mandando una mail a: sales@smartvco.com.